«A volte la mente è così piena di pensieri che volentieri lascia il presente e desidera tornare indietro a ricordare ciò che ha già vissuto.
Non le importa percorrere sentieri anche dolorosi, li conosce già e non possono più farla soffrire. Sono strade amiche anche se oscure, dove persino il brutto diventa bello e preferisce tornare indietro tanto a volte l’avanzare è pesante e doloroso.
In una di queste fughe ho ritrovato Lucilla piccola che voleva trovare, come an­cora sta facendo, un senso, una spiegazione al suo essere qua.
Era sospesa in un limbo senza riferimenti, estranea a tutto, sola, e allora come oggi, cercava ponti per attraversare questo grande oceano, di cui non riusciva nemmeno ad immaginare le sponde.
Così ha vagato per sessant’anni, senza mete precise, non cercando niente perché non riusciva nemmeno ad immaginare qual­cosa da cercare.
Ha lasciato che la sua zattera approdasse dove il vento la por­tava, senza poterla governare perché il vento … non si governa!» (dal “Prologo”).

Lucilla Pavoni è nata a Filottrano (Ancona) nel 1948. Dopo varie peregrinazioni che l’hanno portata anche in Africa, ha finalmente realizzato il sogno di tornare a vivere nella campagna marchigiana, a diretto contatto con la natura e gli animali. È questa è la sua opera prima, con la quale si propone di conservare la memoria di un mondo recente ma ormai quasi scomparso, con la speranza di risvegliare la curiosità di chi non l’ha conosciuto o la nostalgia di chi l’ha perso.