Racconti ascoltati nelle interminabili giornate trascorse al bar, narrati, recitati da chi oggi non c’è più e da chi ancor oggi continua ad intrattenere i compaesani con il ricordo di tempi che furono e che non torneranno, ma che non si vogliono cancellare perché costituiscono un valido motivo di identificazione di una intera comunità. Buoni e cattivi, furbi e furbetti, sempliciotti ed onesti lavoratori sono gli in­consapevoli protagonisti della vera storia del paese, quella che i libri ufficiali ancor oggi rinnegano, ma quella che vivrà fin quando qualcuno avrà voglia e voce per tenerla viva … e “raccoglitori” come Gianni Fo­gliani la riporteranno su carta difficile da far scomparire. Poi … la globalizzazione e, come tanti millenni fa, sulla Torre di Babele, tutte le lingue si confon­deranno e si resetterà la memoria.

Gianni Fogliani è nato a Messina. Fin da giovanissimo si è trasfe­rito a Torino, dove ha studiato filosofia morale. Giornalista-pubblicista, commentatore politico, già corrispondente abruzzese del quotidiano Liberazione, già direttore di Onda Rossa Sangro, Il saper fare (mensile), Cameramobile.it, già dirigente regionale del Prc, già membro del consiglio d’Amministrazione dell’Associazione Teatrale Abruzzo e Molise (Atam), è presidente del Centro studi “Sante Petrocelli-Terre Emerse”.
Ha al suo attivo le raccolte di poesie Confessioni, Sospiri d’amore, Canti Afoni (Armando Siciliano, Messina 2007), Di questo settembre inoltrato (Armando Siciliano, Messina 2007), il romanzo Giorni di se­paratismo, il saggio Caro compagno (lettere sine nonime et sine die) con prefazione di Fausto Bertinotti e Giovanni Russo Spena (Armando Siciliano, Messina 2004); la raccolta di racconti siciliani Il conte Civa (2016).

In copertina:
Salvo Caramagno, Dopo la vendemmia, 2016, olio su tela, 30×60, collezione privata.