«Il Gonfalone di Gallodoro, considerato come manufatto uni­tario nell’ideazione ed esecuzione della struttura lignea e delle parti figurative, nella letteratura storico-artistica ha avuto una sua collocazione nell’ambito appunto della scuola antonelliana, in grado, fin dai tempi in cui era attivo ancora Antonello, di realizzare opere in cui le parti pittoriche erano completate dalle parti lignee nelle complesse forme dei polittici o, come ci tramandano i documenti degli stessi gonfaloni.
Salvo Mosca, nel riproporre la vicenda rivisitata criticamente in tutti i suoi aspetti, la accresce con rinvii pertinenti, utili a dare la dimensione operativa di una situazione artistica allineata su una posizione conservatrice di forme e stilemi, impermeabile a nuo­vi apporti se non per marginali innesti: eppure, il discorso del Gon­falone di Gallodoro è tutto qui, nei marginali innesti che ne decretano la fisionomia rispetto ai canoni di una produzione corrente.
In questo di Gallodoro pare di scorgere invece, pur nel rispetto di una configurazione ormai codificata, il soffio di un’interpretazione alternativa che dalla struttura si estende alla pittura …» (dalla Prefazione di Francesca Campagna Cicala).

Salvatore Mosca, nato a Taormina nel 1972 e residente a Gallodoro, si è laureato in Filosofia presso l’Università degli Studi di Catania con una tesi su Umberto Eco. Appassionato di Storia dell’Arte, è autore di vari articoli su riviste specializzate e quotidiani.
Questa è la sua opera prima.

In copertina:
Gonfalone processionale di Gallodoro, foto archivio Kalós.