La Gondola degli Spettri ed altri racconti istriani

13.00

Autore: Vittorio Dolfin
ISBN: 9791255490784

Anno: 2025
Pagine: 128
Formato: 14,8×21
Foto / Illustrazioni: sì, in b/n

I cunti non hanno confini né indicazioni tipiche geografiche, né zone doc, i cunti appartengono alla storia dell’uomo ed appartengono a quella realtà che solo negli ultimi decenni lo strumento televisivo prima, il cellulare oggi stanno velocemente e radicalmente annullando, tentando di cancellare in assoluto la memoria storica, omologando tutti gli uomini che rischiano di di­stinguersi tra di loro solo per il numero che porteranno indelebile sulla loro pelle, un po’ come per i prigionieri marchiati dalle feroci dittature del passato o come per gli animali odierni, inesorabilmente microchippati.
Quando Massimo, l’erede di questi racconti, scritti 83 anni fa e mai pubbli­cati, è venuto nel mio ufficio a propormeli, ho subito raccolto telefonicamente tutte le mie amicizie “istriane” di cui godevo, principalmente Lucia e Federica, che hanno risposto in modo entusiasta alla mia richiesta: «Che ne pensate?». Ho potuto così constatare come, a distanza di tanti anni dalla perdita della cittadinanza italiana per la penisola istriana, l’attaccamento a quelle terre per chi è ivi nato è ancora fortissimo. L’identità che qui dalle nostre parti e dintorni abbiamo ormai perso, forse irreversibilmente, lì è ancora viva. La mia mente è corsa subito al periodo 2013-2016, in cui con Tamara abbiamo messo su il suo libro dei “cunti” ucraini, che poi tanto cunti non sono, bensì storie vere di quanto è accaduto. l’Holodomor, cioè una forbice tra i 10 e i 12 milioni di persone uccise per attuare una forma di genocidio che libri e docenti di storia italiani nella stragrande maggioranza dei casi ignorano completamente. Una capra e due pagnotte, il titolo dei racconti di Tamara, che sono stati letti in molte scuole, lo stesso spero possa accadere per questo libro.

Vittorio Dolfin è nato il 14 maggio 1897 a Pola (Istria). “Prigioniero civile” degli Austriaci durante la Prima Guerra Mondiale, una volta liberato raggiunse i genitori che erano “sfollati” a Messina. Docente di Lingue (ne conosceva addirittura sei) negli Istituti Superiori, suonava un violino affettivamente prezioso, purtroppo maldestramente riverniciato dal figlio. È deceduto nella città dello Stretto il 28 dicembre 1956.
Vittorio ha lasciato il libro, inedito, ai figli Rosa e Carmelo.